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No alla legge ammazza blog

No alla legge ammazza blog
ROMA – Torna il disegno di legge sulle intercettazioni e torna con la contestata norma “ammazza blog”. In sintesi, ogni gestore di “sito informatico” (dai quotidiani online, ai blog quindi) ha l’obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Senza possibilità di replicare quindi, bisogna semplicemente pubblicare la rettifica, che sia fondata o meno. Altrimenti si rischiano fino a 12 mila euro di sanzione. Ecco il testo: “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. In pratica qualsiasi contenuto sul web diventerebbe censurabile con l’invio di una semplice email. Sul ddl intercettazioni il governo ha particolare fretta: non è escluso che venga blindato con la fiducia e approvato in tempi rapidi senza emendamenti. Fonte :Blitz quotidiano

sabato 29 gennaio 2011

Crescete & Prostituitevi

Articolo di: Oliviero Beha da:   Informare per Resistere 

Perché dunque resiste, o meglio, ha resistito berlusconi in un Paese prostituito fino a questo punto?
I giornali italiani aggiungono quotidianamente a modo loro qualche tessera al mosaico di “Ruby, la nipote di Mubarak” (mentre in Egitto se la stanno vedendo brutta anche senza considerare che la Tizia sarebbe marocchina…): dico a modo loro perché secondo schieramento e “sete di verità” danno notizie, le “sparano”, le manipolano, le omettono. I giornali stranieri, a partire dai più prestigiosi e citati come il Financial Times o il New York Times, si interrogano non credo necessariamente “da sinistra” sul “come è possibile che gli italiani si tengano Berlusconi”. Nel frattempo qualcuno si ricorda che nel 2005 un mio pamphlet, “emarginato” dalla Rizzoli perché parlavo anche di Montezemolo prefigurando per il Paese una “Weimar all’amatriciana”, si intitolava forse significativamente “Crescete & prostituitevi”. Sottotitolo: “In una Repubblica fondata sul denaro l’Italia di Berlusconi e di una sinistra in riparazione manda ai giovani un pessimo messaggio”. Lo so, vedendo quel che succede nel campo avverso a quello del Premier gaudente di Arcore e ad Arcore, oggi pensereste piuttosto a ” una sinistra in rottamazione”. Confesso che era una delle ipotesi già allora, insieme a “in panne” o “in folle”, ma poi prevalse gramscianamente l’ottimismo della volontà.

E qualcuno, dicevo, oggi mi chiede se avessi sfere di cristallo o particolari doti divinatorie, appunto leggendo, sentendo, vedendo in tv le storie diSesso & potere” che le cronache ci rimandano grazie alle intercettazioni. O “per colpa delle intercettazioni” secondo quella parte di Italia che ancora dice “sono fatti suoi”, oppure “è la sua vita privata” o ancora “finché non emergono e vengono certificati a giudizio dei reati penali è solo pettegolezzo”, o ancora ” e comunque chi se ne frega, è evidente che lo vogliono far fuori così perché con il voto non ci riescono”.

No, non avevo sfere di cristallo. Tenevo semplicemente gli occhi aperti, e a mio rischio e pericolo non facevo calcoli sulla convenienza o meno di un’opinione, un resoconto, un affresco di un mosaico italiano con tutte le tessere a mia conoscenza e non solo quelle di una parte (cfr. il sottotitolo di cui sopra del tascabile Bur). Voglio dire che sulla prostituzione italiana a tutto tondo, sul costume degenerato, sulla monetizzazione non solo dei corpi (leggi i “festini”) ma dei cervelli, dei comportamenti, della dignità di ognuno, anche gli altri o molti altri avevano sufficienti notizie per parlarne. Ma non lo facevano, non l’hanno fatto, lo fanno ora che non si rischia nulla.

Per carità, niente di nuovo. Niente di nuovo su media e intellettuali troppo spesso a gettone o comunque di parte dall’inizio e non all’arrivo di un discorso/racconto della realtà, in funzione di una speculazione strumentale della stessa. Niente di nuovo neppure su un’opposizione che offre gli spettacoli delle primarie, strumento democratico di cui sono stati capaci in cinque anni di sfilacciare prima e rompere poi le corde. Primarie “scordate”, in tutti i sensi ormai. Un’opposizione che ha già dimenticato almeno in parte una questione tremendamente seria ed epocale come il “caso Marchionne” e molto più facilmente si accoda nel chiedere a Berlusconi di andarsene per “manifesta inadeguatezza”. “Unfit”, inadatto, inadeguato, già lo definiva l’Economist ormai tanti anni fa. Perché dunque resiste o meglio ha resistito berlusconi in un Paese prostituito fino a questo punto? Un Paese in cui un supposto genitore di una ragazza tra le “favorite del Sultano” a un collega del “Corriere della Sera” che gli chiedeva se fosse sua figlia ha risposto significativamente “magari…!”?

Le risposte sono parecchie: il degrado generalizzato, le alternative fumose, ipocrite, per qualcuno addirittura inesistenti in un “campo di Agramante” che si perde continuamente i pezzi e non sa o non vuole imparare mai le lezioni della storia. E della cronaca. Eccetera. Ma anche il Belli. Come, il Belli? Giuseppe Gioacchino, morto ormai più di un secolo fa? Lui. Eccovi un sonetto che la stampa di destra (sic! La stampa e basta…) farebbe bene a impaginare in prima, con evidenza.

“Mentre ch’er ber paese se sprofonna
tra frane, teremoti, innondazioni
mentre che so’ finiti li mijioni
pe tura’ un defici’ de la Madonna
Mentre scole e musei cadeno a pezzi
e l’atenei nun c’hanno più quadrini
pe’ la ricerca, e i cervelli ppiù fini
vanno in artre nazzioni a cerca’ i mezzi
Mentre li fessi pagheno le tasse
e se rubba e se imbroja a tutto spiano
e le pensioni so’ sempre ppiù basse
una luce s’è accesa nella notte.
Dormi tranquillo popolo itajiano
a noi ce sarveranno le mignotte.
Crescete & prostituitevi, appunto.

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